Nell’ambito del progetto “Donne: identità e lavoro”, finanziato dalla Fondazione Comunitaria del Varesotto, si è concluso il corso di Assistente Familiare organizzato dal Centro Gulliver per donne disoccupate
Si è concluso con un esame di idoneità lo scorso dicembre il corso di “Assistente Familiare” organizzato dal Centro Gulliver per donne disoccupate, grazie al finanziamento di Fondazione Comunitaria del Varesotto relativo al progetto “Donne: identità e lavoro”. E così, 5 donne straniere hanno ottenuto la qualifica di Assistente Familiare di Regione Lombardia, per poter iniziare a lavorare nel campo dell’assistenza domiciliare in modo professionale e competente. Il Centro Gulliver come ente formativo accreditato ha molti anni di esperienza e un’ampia offerta formativa, soprattutto nel campo delle professioni sanitarie e di cura alla persona. D’altra parte questo risponde ad un grande bisogno sociale, in cui le famiglie richiedono sempre più supporto nell’accudimento a domicilio di persone anziane o portatrici di fragilità.
IL PROGETTO “DONNE: IDENTITA’ E LAVORO”
“Questo progetto – ci racconta Roberta Trinca, responsabile dell’Ente Formativo del Gulliver – ci è stato finanziato a fine 2019. L’idea era di farlo partire nella primavera 2020, poi c’è stata la pandemia e tutto si è fermato. Corsi di questo tipo sono difficili da realizzare a distanza, soprattutto perché prevedono molta pratica sul campo. E poi, non tutti i nostri studenti sono dotati di mezzi tecnologici e di un’adeguata connessione. Per fortuna Fondazione Comunitaria del Varesotto ci è venuta incontro concedendoci diverse proroghe. Finalmente a ottobre 2021 siamo riusciti a far partire questo corso di 160 ore dedicato a donne over 30 che si trovano, per vari motivi, fuori dal mercato del lavoro”.
LA FIGURA DELL’ASSISTENTE FAMILIARE
Ma chi è l’Assistente Familiare? È quella figura professionale che supporta quelle persone che, a causa di particolari condizioni di fragilità momentanee o definitive (anziani, disabili, ammalati) non sono completamente autosufficienti, contribuendo al mantenimento dell’autonomia e del benessere, molte volte a sostegno dei familiari.
“Il nostro desiderio – continua la dott.ssa Trinca – era quello di offrire un’opportunità di formazione e di inserimento lavorativo. Abbiamo formato 5 donne, di cui 3 provenienti dal Marocco, una dal Brasile e una dall’Africa Subsahariana”. Tanti gli argomenti affrontati durante il corso, tutti che ruotano intorno al “mondo” dell’assistenza domiciliare: dalla cura e igiene della persona, alla preparazione dei pasti, dalla relazione con la persona assistita e con la sua famiglia, alla cura della casa e all’igiene domestica, fino agli aspetti più legislativi.
LA SODDISFAZIONE DELLE DONNE: UN LAVORO DI TESTA E DI CUORE
Il corso è stato realmente una grande opportunità per tutte le donne che lo hanno frequentato. Come testimonia Meryem, marocchina di 38 anni. “In Marocco avevo già avuto qualche esperienza lavorativa, lavoravo in un’azienda che commerciava pesce. Sono arrivata in Italia nel 2013, qui sono nati i miei bambini che oggi hanno 4 e 8 anni. Nel 2016 ho ottenuto la cittadinanza italiana. Mi è sempre piaciuto aiutare le persone anziane. Ho deciso quindi di rimettermi in gioco e ho colto questa opportunità che mi veniva offerta. Il corso è andato molto bene, sono molto soddisfatta. Si è creato molto affiatamento tra di noi e con gli insegnanti… Quasi non volevamo che finisse…
Abbiamo imparato molto. L’insegnamento più grande che credo di aver ricevuto? Che questo è un lavoro che si fa con la testa, con le mani, ma soprattutto con il cuore, per poter arrivare al cuore dell’altro. Devi dare amore alla persona di cui ti stai prendendo cura e questo si rende concreto attraverso ogni piccolo gesto che fai: dalle pulizie della casa, alla preparazione di un pasto, alle commissioni fuori casa. E’ un continuo mettersi in gioco”.