In occasione della visita del Vescovo Vegezzi al Gulliver per gli auguri di Natale, intervistato il Presidente Emilio Curtò. A quattro mesi dall’insediamento del nuovo consiglio di amministrazione, tanti i temi affrontati alla fine di questo anno 2020
28 dicembre 2020 – Nei giorni immediatamente precedenti al Natale, Operatori ed Ospiti del Centro Gulliver hanno vissuto un momento speciale di raccoglimento e preghiera durante la visita del Vescovo Giuseppe Vegezzi per la benedizione natalizia. Proprio in questa occasione, abbiamo raccolto l’intervista di Emilio Curtò, presidente del Centro Gulliver.
Presidente, abbiamo apprezzato molto questo momento di benedizione natalizia, come è nato?
È partito da una mia iniziativa. Gli scorsi anni, i giorni che precedevano il Natale erano scanditi da appuntamenti spirituali, come la S. Messa per Ospiti, Familiari ed Operatori. Desideravo dare continuità alla tradizione di Gulliver, offrendo un momento dedicato ad Ospiti e Dipendenti. Così ho pensato di invitare Mons. Vegezzi. Ci siamo conosciuti qualche mese fa per un progetto comune alla Fondazione Molina e alla Fondazione Paolo VI. Mi ha colpito subito per il suo sorriso accattivante, leale ed aperto, da parroco di una volta. Mi è venuto spontaneo invitarlo. Gli sono grato per aver accettato… È stata una bella occasione, molto intima e sentita da tutti.
Durante il suo breve intervento ha raccontato di essere rimasto colpito dalla “militanza” di Mons. Vegezzi tra gli Oblati Vicari della Diocesi di Milano…
Sì, ammetto di aver “curiosato” in internet per acquisire qualche informazione biografica in più su Mons. Vegezzi. Così ho scoperto che per nove anni si è alternato alla guida di tredici parrocchie come Oblato Vicario. Si tratta di un gruppo di sacerdoti che si mettono a disposizione del Vescovo, una “task force” creata nell’Ottocento con il compito di servire, per brevi periodi, parrocchie rimaste vacanti e di risolvere problematiche di carattere amministrativo e gestionale. Una sorta di “reggenza”. Proprio questa sua esperienza organizzativa mi ha sollecitato a chiedere una particolare benedizione, non solo per i nostri Ospiti e i nostri Dipendenti, ma anche per noi amministratori, che abbiamo l’importante compito di consegnare al termine dell’anno di consiliatura, un’azienda rafforzata. Amministrare non è facile. Amministrare bene è ancora più difficile.
Il Gulliver è da sempre una realtà dove “primato” della persona e compito educativo sono fondamentali. Una mission che richiede enorme attenzione e dedizione totale. Come si coniuga questo con gli aspetti più amministrativi e gestionali di cui parlava?
Non credo che ci sia incompatibilità. Anzi. Amministrare bene non può – e non deve – mettere a rischio l’anima di Gulliver. Quella va preservata. Il nostro desiderio, il nostro impegno è quello di migliorare il servizio, prestando, come ieri, e ancora di più, attenzione alla cura, ma allargando lo sguardo, oggi, anche alla prevenzione. Continuità nel cambiamento per noi non è solo uno slogan, è l’impegno che questo nuovo Consiglio di Amministrazione ha assunto accettando l’incarico di gestire Gulliver. Perché è vero che ogni cambiamento, per quanto profondo, si porta dietro i germogli originari. Al centro degli interessi del Gulliver, perciò, rimarrà sempre la Persona e il nostro faro saranno i valori di Progetto Uomo.
Diceva che amministrare bene è difficile…
Sì. Scrivevo all’atto del mio insediamento che una buona organizzazione, trasparente e rispettosa delle regole può migliorare -e persino incrementare- i servizi che si è proposta di fornire. Oggi ne sono ancora più convinto. Una gestione condivisa e partecipata può solo fare bene al Gulliver, fa crescere in professionalità i nostri collaboratori e fa migliorare le nostre prestazioni.
Per amministrare una Cooperativa come il Gulliver, oltre a capacità gestionale, servono anche sensibilità peculiari. Io sono un tecnico, non provengo dal mondo del volontariato, eppure provo a impegnarmi, ma sono affiancato da consiglieri che conoscono Gulliver da molti anni e sono largamente dotati proprio di queste “antenne” particolari.
Mi sento proprio di poterlo dire: il Gulliver è nelle mani di persone che hanno a cuore la persona, nell’animo il volontariato. In ottime mani, direi. La stessa esigenza di equilibrio finanziario che ci siamo posti come obiettivo non va vista come mero aziendalismo, in senso stretto, ma come qualcosa al servizio della mission di Progetto Uomo.
Ci può spiegare meglio?
Sì, stiamo prestando la massima attenzione per recuperare i bilanci di Gulliver. È stato un anno difficile anche dal punto di vista finanziario, con costi imprevisti sostenuti nel contrasto alla pandemia che hanno compromesso i ricavi dagli accreditamenti. In una certa misura si è alterato l’equilibrio finanziario della gestione. Stiamo lavorando per sanare questa situazione, ma il pareggio di bilancio che noi perseguiamo non è a scapito del personale e dei servizi; non vogliamo licenziare né mettere in cassa integrazione i dipendenti; vogliamo ingaggiare nuovi collaboratori; acquisire nuovi strumenti di lavoro e potenziare quelli esistenti, espandere la nostra azione a favore dei giovani, vittime meno riconoscibili di questa terribile pandemia.
Come pensa di raggiungere questo obiettivo?
La pandemia ha prodotto tanti lutti e inferto gravi ferite, ma ha anche fatto riscoprire il senso dell’essere e sentirsi una comunità. Quando ho assunto la carica di presidente del Gulliver ho chiesto ai varesini di darmi una mano perché nessuno da solo può farcela. Ho avuto già segnali incoraggianti; nostri concittadini, distintisi in passato per speciali meriti civici, sono stati ancora una volta generosi con noi e per questa loro generosità li ringrazio di cuore; mi attendo che anche altri ne seguano l’esempio perché il Gulliver vive sì di contributi del servizio sanitario, ma non può fare a meno soprattutto del sostegno e della simpatia della gente.
E quindi?
Abbiamo bisogno di rompere anacronistici pregiudizi morali, fare capire alla gente che noi non solo ci prendiamo cura di chi “se l’è cercata” – e ovviamente non è così, perché certe patologie sono trasversali e non hanno un solo responsabile – ma guardiamo anche al disagio giovanile, alle sofferenze psicologiche degli adolescenti e delle loro famiglie. Come nella favola del contadino, bisogna fare sì che anche il campo del vicino sia liberato dalle erbe infestanti: chi vuole vivere bene deve contribuire ad arricchire la vita degli altri, perché il valore di una vita si misura in base alle vite che tocca. Chiamatelo potere della collettività. Chiamatelo principio di successo. Chiamatelo legge della vita. Il fatto è che nessuno di noi vince veramente, finché non vinciamo tutti!
Parlando proprio di prevenzione: dalle ultime iniziative fatte sembra che il campo di Gulliver sia soprattutto quello dei giovanissimi, degli adolescenti…
Sì, infatti. Il Gulliver non sarà più solo “comunità che cura” perché – attento alle nuove emergenze indotte anche dal coronavirus – è ora, e lo sarà ancora di più nell’immediato futuro, anche il luogo “dove la fragilità diventa forza”.
Questo è, infatti, il nuovo “motto”, il pay off, appena approvato dal Consiglio di Amministrazione a conclusione di un lavoro corale, di tutti i dipendenti e collaboratori del Gulliver, durato due anni.
Saremo sempre attenti, come in passato e se possibile ancora più oggi, alla cura delle persone meno fortunate, ma, d’ora in avanti, la nostra azione sarà rivolta anche e soprattutto ai giovani, a chi la pandemia ha brutalmente sottratto la primavera dei primi anni di vita, la gioiosità della scuola, la compagnia degli amici, la socializzazione dello sport, spesso confinandoli in spazi ristretti e non sempre favoriti dalla possibilità di usufruire dei vantaggi comunicazionali di internet e, per questo, ancora più discriminati.
Sarà, quindi, incentivata l’opera di formazione e prevenzione; potenzieremo l’azione del Consultorio Familia Forum, l’ascolto dei giovani, dei genitori, delle famiglie, cercheremo di avviare, ove possibile, forme di collaborazione con organizzazioni non profit del territorio per aumentare la risposta alla richiesta di aiuto degli adolescenti, senza minimamente snaturare l’identità e la missione tipica del Gulliver e del Progetto Uomo.
Durante il pomeriggio con Mons. Vegezzi, c’è stato anche l’intervento di un Ospite della Comunità…
Si, è stato un momento emotivamente intenso… Un Ospite della Comunità Padre Beccaro ha voluto condividere un sentimento di riconoscenza verso don Michele Barban, esprimendo per così dire nostalgia nei confronti di questo sacerdote, capace di infondere vicinanza e conforto. Gli ho scritto, ho sentito e incontrato di recente don Michele. Mi compiaccio della sua ritrovata salute. Dice che ha ancora tanto da fare e dare, ne sono convinto. Non spetta a me dargli consigli o suggerimenti, me ne guardo bene; lui è un Sacerdote e sa quali sono i suoi compiti.